70ª Giornata del Medico. Il Presidente Salvatore Lorenzoni ed il ruolo dell’Ordine professionale: “La nostra missione è la Tutela della Salute, ed in modo particolare dei più fragili”

Data:
28 Ottobre 2025

GIORNATA DEL MEDICO 21 ottobre 2025
70ª Giornata del Medico. La riumanizzazione delle cure

Il Presidente Salvatore Lorenzoni ed il ruolo dell’Ordine professionale: “La nostra missione è la Tutela della Salute, ed in modo particolare dei più fragili”

E’ la prima volta che partecipo ed in qualche modo faccio da regista alla Giornata del Medico in qualità di Presidente dell’Ordine, motivo per cui approfitto da un lato per ringraziare chi mi ha dato fiducia e mi sostiene in questo ruolo, dall’altro lato per ricordare che l’Ordine dei Medici è un Ente Pubblico non economico, sussidiario dello Stato, con il compito precipuo di tutelare il diritto alla Salute del cittadino, al di là e al di sopra di qualsivoglia pregiudizio; rispetto alla professione medica ha compiti di vigilanza dell’adeguatezza nell’esercizio della stessa e di aggiornamento, non già compiti di tipo sindacale o di influenza politica; ma la mission principale, permettetemi di ribadirlo, è la tutela della SALUTE, da intendersi nella sua più ampia accezione, secondo la definizione dell’OMS, come “uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non esclusivamente come l’assenza di malattia o infermità”.

Proprio da questa premessa nasce il tema dell’odierna Giornata del Medico, la “Ri-umanizzazione delle cure”, argomento apparentemente banale, ma a mio avviso centrale, oggi più che mai.

Viviamo un’epoca dominata, un po’ in tutti gli ambiti, da attività frenetiche, dalla necessità di fornire risposte rapide o addirittura immediate, da canali di studio e aggiornamento molto più vasti e disponibili rispetto a un tempo ma anche incontrollati, dall’onnipresente, invadente e frustante confronto con le scarse risorse (in primis economiche), dalla aziendalizzazione del sistema sanitario pubblico, dall’incombente preoccupazione per le ricadute giudiziarie del nostro operato, dalle pressioni mediatiche e dalla decisioni politiche che talora prevaricano o quanto meno influenzano aspetti di esclusiva pertinenza tecnica (ebbene si, ci sono ambiti in cui non è applicabile l’opinione di tutti, la decisione “a maggioranza” come in una riunione di condominio).

Ecco, in questo contesto, non è difficile che si spersonalizzi il rapporto di cura, la relazione “umana” tra medico – e più in generale operatori sanitari – e paziente, che rischia, in termini purtroppo molto concreti, di perdere quella posizione di centralità che invece gli deve essere sempre riconosciuta. Al contrario, il paziente rischia di diventare uno dei tanti elementi, uno dei tanti dati di un problema (uso volutamente termini matematici) molto complesso, assieme al tempo, alle risorse economiche, umane, logistiche, alla medicina difensiva, ad un’interpretazione aberrante della Evidence Based Medicine, alla gestione dell’immagine, ai conflitti interni, ecc; si potrebbe andare avanti a lungo, ma credo che il concetto sia chiaro e noto a tutti. Il risultato è che nascono ogni giorno nuovi sistemi di approccio alle cure che fino a qualche anno fa non avremmo neppure immaginato; non parlo della normale evoluzione scientifica e tecnologica, bensì di modalità di approccio sulle quali è necessaria più di qualche riflessione, ed in proposito mi piacerebbe proporre qualche spunto.

Mi riferisco a tematiche molto attuali, quali l’intelligenza artificiale, strumento irrinunciabile da un lato, preoccupante e parzialmente sconosciuto dall’altro; mi riferisco altresì alla telemedicina, che tutti riconosciamo come un supporto fenomenale su molti versanti, ma che rischia di essere succube di impostazioni e standardizzazioni non sempre condivisibili e non sempre provenienti da fonti sanitarie; mi riferisco, ancora, al tentativo di vicariare le note carenze della Sanità non già con provvedimenti strutturali, anche sotto il profilo economico, bensì mediante strategie alternative, quali l’arruolamento di personale sanitario di cui non sono verificabili i titoli, piuttosto che le varie forme di task shifting.

E’ una situazione che, inevitabilmente, consente che si formino crepe, che si creino “terre di nessuno”, ambiti in cui l’approccio al paziente rischia di perdere l’indispensabile impronta di umanità.

E’ del tutto evidente che di una siffatta situazione risentono maggiormente alcuni tra i soggetti più fragili, in particolare gli anziani con il loro carico di patologie croniche. E proprio questi soggetti richiedono, a mio avviso, la massima attenzione in termini di umanizzazione delle cure, non foss’altro perché rappresentano un numero sempre maggiore, destinato a diventare preponderante, ma anche perché un rapporto di cura prolungato nel tempo o addirittura continuativo non può prescindere da una forte componente di umanizzazione. Ed allora è necessario recuperare il tempo da dedicare per “parlare” con i propri assistiti, non solo perché lo prescrive il Codice Deontologico (art. 33) e la Legge (L. 217/19), ma soprattutto perché il paziente è un essere umano, non una macchina o un problema matematico, e per poterlo curare bisogna capirlo.

E poi dobbiamo fare di tutto per “visitarlo”, guardarlo, auscultarlo, imporgli le mani, palparlo, misurarlo; la medicina è anche indagini strumentali e laboratoristiche, ma prima di tutto è contatto, dialogo e semeiotica fisica. L’immagine della locandina di questa 70^ Giornata del Medico è la fotografia di un bassorilievo del 2° secolo dopo Cristo rappresentante il medico ateniese Giasone che visita l’addome prominente di un bambino; ho scelto questa immagine proprio per ricordare l’importanza del contatto fisico tra medico e paziente.

Ma non basta, dobbiamo anche evitare che il soggetto fragile possa subire danni dal contatto con il mondo sanitario: penso agli effetti nocivi sugli anziano dell’ospedalizzazione, così come è attualmente realizzabile, con inevitabile deprivazione dei riferimenti spaziali, temporali ed affettivi, allettamento, esposizione ad infezioni, ecc; ma penso anche alle difficoltà di trattamento dei soggetti cronici nel territorio, dove diagnostica, erogazione delle terapie e supporto socio-assistenziale difficilmente riescono ad assicurare una copertura sufficiente; con la conseguenza aggiuntiva di creare un’altra categoria di malati, i care-giver, che per assistere i propri cari subiscono una vera e propria destrutturazione esistenziale.

Vero è che i recenti provvedimenti di Legge (D.M. 77/2022) spingono proprio verso la riorganizzazione dell’assistenza nel territorio, tuttavia, al di là del lavoro ancora da concretizzare, dobbiamo essere convinti che non è un mero adempimento normativo, ma il corretto atteggiamento che medici ed operatori sanitari tutti devono adottare verso la fragilità.

L’alternativa è temibilissima, ovvero, estremizzando i termini della questione, una società che decide di “sacrificare” pazienti cronici e anziani, in quanto motivo di un ingente consumo di risorse e difficilmente suscettibili di trattamenti efficaci; in realtà non è un’ipotesi così assurda, considerato che in tempo di pandemia si è ritenuto necessario predisporre un protocollo di accesso alle Terapie Intensive che favoriva i giovani agli anziani, in quanto per i primi erano prospettabili maggiori probabilità di successo terapeutico e quindi un “investimento” di risorse più “appropriato”.

E forse non è un caso che passeggiando nelle grandi metropoli, dove i fenomeni sociali sono accelerati e quindi più precoci, difficilmente si incrocino soggetti anziani, troppo lenti per i ritmi di vita e di lavoro, e dunque tagliati fuori dalla vita cittadina e relegati in sobborghi, ad esprimere una chiara metafora del ruolo e della posizione che viene loro riconosciuta.

Non voglio prolungarmi ulteriormente, ma mi si consenta di invitare i giovani Medici, che fra un poco presteranno il giuramento professionale, a riflettere su questi argomenti e a ricordare, parafrasando la canzone di Fabrizio De Andrè “Un Medico”, che “fare il dottore non è solo un mestiere”, ma rimane ancora una missione. 

gli spunti che ho proposto prima, evidentemente, hanno come target principale proprio i giovani, ai quali, a costo di ripetermi, raccomando ancora una volta di porre il paziente al centro di tutti i loro comportamenti.

Ma voglio anche fare un’altra raccomandazione: leggete e, ogni tanto, rileggete il Codice Deontologico; scoprirete che contiene tutto ciò che vi serve per orientarvi nel labirinto di una professione tanto bella quanto complicata.

Il Giuramento che ora pronuncerete rappresenta la sintesi del Codice, che contiene tutte le indicazioni per il decoro della professione, il rapporto con i pazienti, con i Colleghi, con gli altri professionisti, con le istituzioni, presentando inoltre periodici aggiornamenti sulle tematiche emergenti. La conoscenza e l’osservanza del Codice Deontologico rappresentano, inoltre, un ottimo sistema di prevenzione di potenziali guai giudiziari.

Giornata del Medico. Discorso del Presidente dott. Lorenzoni (PdfA)
Lettura del giuramento
Lettura del Giuramento professionale


Dott. Salvatore Lorenzoni

Platea Giornata del Medico 
Tavolo Presidenza
Tavolo Presidenza

Ultimo aggiornamento

29 Ottobre 2025, 11:31